XIV Domenica del T.O.
Gesù, troppo umano!
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: “Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?”. Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
(Mc 6, 1-6)
In questo mio commento vorrei soffermarmi a cogliere alcuni stimoli e le prospettive presenti in tre espressioni del brano del Vangelo di Marco.
- “Gesù venne nella sua patria”.
Noi diremo che Gesù viene nel suo paese, Nazaret, dove era cresciuto ed era stato educato nella sua infanzia e adolescenza. Nazaret era in Galilea, terra disprezzata dai Giudei, ed era una piccola insignificante borgata. Gesù, più o meno a trent’anni lascia Nazaret e la sua famiglia e va ad abitare a Cafarnao, città popolosa, sulla riva del mare di Tiberiade, snodo di strade tra la Mesopotamia e l’Egitto. Ci va perché il suo messaggio potesse maggiormente circolare e diffondersi con più larghezza, ma ci va anche per distaccarsi dalla famiglia e dal clan familiare che gli impedivano la libertà di pensiero e di poter esprimere la sua profezia.
A Cafarnao, e nei dintorni, la sua fama cresce per la novità delle sue proposte e per i gesti che compie. Le folle sono attratte e lo cercano.
Tornando in patria, nel suo paese, si potrebbe pensare che dovesse avere una grande accoglienza e invece vi trova incredulità, anzi, i suoi paesani si scandalizzano di lui. Perché? Lo vedremo.
- “Giunto di sabato, si mise a insegnare nella sinagoga ….stupiti dicevano: “Da dove gli vengono queste cose….questa sapienza?”.
Qui emerge lo stupore dei suoi paesani. Non riescono a capire come mai Gesù possieda tanta sapienza. Non aveva studiato, non era un rabbino, era uno di loro, era un falegname, conoscevano i suoi fratelli e sorelle.
Qui c’è il conflitto tra il quotidiano e la profezia.
Che il profeta sia un uomo straordinario, carismatico, noi ce lo aspettiamo, ma che la profezia sia nel quotidiano, nella bottega del falegname, in uno che non ha cultura e titoli, con le mani segnate dalla fatica, il profeta della porta accanto, questo ci pare impossibile.
Quelli di Nazaret pensano che il Messia e tanto meno il Figlio di Dio non potesse venire in questo modo, con le mani da carpentiere, con i problemi di tutti, problemi che hanno Ioses e Simone suoi fratelli; non c’è nulla di sublime, nulla di divino in tutto questo.
Noi uomini e donne cerchiamo Dio in alto, nell’infinito dei cieli, mentre Dio in Gesù si è abbassato, anzi si è inginocchiato davanti ai discepoli e con le mani nel catino ha lavato loro i piedi.
L’uomo cerca Dio in alto, mentre Dio ha scelto di abbassarsi. Noi pensiamo che se Dio sceglie i mezzi poveri non è Dio. Invece lo Spirito Santo scende proprio nel quotidiano, fa delle case il suo tempio, entra là dove la vita celebra la sua mite e solenne liturgia.
Dice il Vangelo: “Ed era per loro motivo di scandalo”. Che cosa li scandalizzava? Scandalizzava l’umanità di Gesù, la sua prossimità. Eppure è proprio questa la bella notizia del Vangelo: che Dio si incarna dentro l’ordinarietà della vita.
Il biblista Bruno Maggioni afferma: “Non si può conoscere la divinità di Gesù senza conoscere prima la sua umanità, perché è nell’umanità di Gesù che Dio si svela e si fa conoscere”.
Una mistica Hadewijch di Anversa scrive: “Ho capito che questa è la compiuta finezza dell’amore: che non si può amare la divinità di Cristo senza amare prima la sua umanità”.
Nel Vangelo c’è un’infinità di frammenti di umano in Gesù: il rapporto con i bambini, gli amici, le donne, il fascino che suscitavano in lui i tramonti, i gigli del campo, il volo degli uccelli, l’incanto delle spighe di grano nel campo, il suo amore per i pubblicani, i lebbrosi, le prostitute. In questa umanità di Gesù traspare il volto di Dio.
- “Ed era per loro motivo di scandalo”.
Nella vecchia traduzione in maniera più incisiva si diceva “si scandalizzavano di lui”. La prima fonte di scandalo, come si diceva, era che Gesù si presentava come una persona comune, come uno di tanti, troppo umano, e non si pensava
che Dio parlasse in questa ordinarietà o quasi banalità.
La seconda fonte di scandalo era il suo pensare. Non è riportato ciò che Gesù ha detto in sinagoga. Si dice solo che si “mise ad insegnare”, ma il suo insegnamento non poteva non disorientare e scandalizzare.
Gesù era una voce nuova, che interpretava la Bibbia in maniera diversa dagli scribi e dai farisei. Vi leggeva nuovi segni e aperture impensate. Poteva davvero essere un profeta chi, come lui, non obbediva e non seguiva le tradizioni degli antichi? Il credente secondo gli abitanti di Nazaret, doveva possedere una obbedienza indiscussa alle indicazioni del magistero, rispettosa delle consuetudini che il tempo aveva consacrato.
Gesù parlava invece un altro linguaggio e proponeva un’altra fede: ciò disorientava gli animi.
La stessa cosa avviene con i profeti del nostro tempo: quando essi propongono strade inusuali creano scandalo, disturbo, e vengono emarginati, se non condannati.
Noi conosciamo le sofferenze subite da don Milani, da don Mazzolari, da Padre Turoldo. Erano voci scomode, ha detto Papa Francesco, ma da imitare perché erano voci che traducevano il Vangelo nell’oggi. Attualmente alcune di queste voci profetiche vengono riabilitate dalla Chiesa. Per don Primo Mazzolari è in atto un processo di beatificazione, come pure è sorprendente la notizia di una possibile beatificazione di Giorgio La Pira, famoso parlamentare e sindaco di Firenze. Egli era una persona che proponeva vie e prospettive fuori dal coro. Non era molto ben visto dai vertici della Chiesa, perché oltre che adoperarsi per i più poveri, cercava vie di dialogo e di pace tra culture diverse.
L’invito che ci viene è di dare ascolto a coloro che hanno un “pensare diverso”, perché facilmente in loro appare il Dio che genera sempre rottura col già visto, col già dato, col già detto: le cose vecchie passano, nascono quelle nuove.
Due piccoli impegni.
- Dio non abita in alto; si è sparso tra le cose. Abita nell’ordinario.
- Gesù interpretando la parola di Dio in modo nuovo non poteva che scandalizzare.