III Domenica del T.O.
Pescatori di uomini
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva:
“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
(Mc 1, 14-20)
In questo brano c’è un incalzare di molti eventi: Giovanni viene arrestato, Gesù cammina lungo il mare di Galilea, degli uomini lasciano il lavoro e la famiglia e seguono Gesù e poi la promessa di Gesù che dice “vi farò pescatori di uomini”.
Ma come al solito soffermiamoci su alcuni fatti o espressioni per entrare meglio nel pensiero di Gesù e del suo progetto. Sono tre eventi che ci possono interrogare: “Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò (fuggì) nella Galilea”; A Simone e ad Andrea Gesù dice “venite dietro a me …”; lasciate le reti, subito lo seguirono; “Vi farò diventare pescatori di uomini”.
“Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù andò (fuggì) in Galilea”.
Sale la domanda: Perché Gesù fugge in Galilea e non difende Giovanni Battista? È una domanda non solo legittima ma anche doverosa. Gesù si trovava in Giudea, dove aveva ricevuto il Battesimo e viene a sapere che Giovanni Battista era stato arrestato da Erode Antipa. Giovanni aveva avuto l’ardire di rinfacciare a Erode la sua scandalosa convivenza con Erodiade, moglie di suo fratello Filippo. E allora il re Antipa per far tacere questa voce ingiuriosa lo fa arrestare. Gesù quando viene a conoscenza di questo arresto andò, o fuggì, in Galilea. Perché fugge? Perché se ne va e non prende le difese di Giovanni Battista? O, ancora meglio, perché Gesù non rimprovera Erode con la stessa audacia di Giovanni?
Dice il testo evangelico che Gesù se ne va in Galilea per cominciare a proclamare il Vangelo di Dio.
Possiamo correttamente supporre che Gesù vedeva che era inutile in quel momento opporsi a Erode perché non solo egli aveva il potere di schiacciare chiunque, ma perché il popolo era condizionato e
plagiato dalla cultura che proteggeva le autorità. Allora Gesù se ne va e comincia a predicare. In che cosa sarà consistita la sua predicazione? Nel risvegliare le coscienze degli uomini e delle donne.
Comincia a dire che non è giusto ubbidire sempre all’autorità, che si deve avere idee proprie con la capacità anche di opporsi al potere sia religioso che politico. Il Vangelo che Gesù comincia a predicare consisteva soprattutto nel dire che le persone non dovevano essere sottoposte all’autorità, che occorreva vedere le loro possibili azioni negative e sapervisi opporre. Gesù annunciava che Dio è padre di tutti e tutti siamo fratelli, quindi uguali per dignità e grandezza, ogni forma di schiavitù o di soggezione era contro il Padre il quale vuole uomini e donne liberi e affrancati. Gesù quindi, non difende Giovanni Battista, non perché non ne condivida il coraggio e l’audacia, ma perché scorgeva che quel gesto isolato non otteneva nessun risultato. Il popolo non era preparato a contestare, perché non aveva la coscienza sveglia, ma oscurata dalla servile idea dell’obbedienza all’autorità.
Occorreva prima risvegliare il popolo nei suoi diritti e nella sua dignità. Gesù voleva instillare nella gente l’idea che l’obbedienza non sempre è una virtù e che Dio ama uomini e donne dal senso critico, capaci anche di dissentire.
“Passando lungo il mare Gesù disse a Simone e Andrea: venite dietro a me. E subito lasciarono le reti e lo seguirono”.
Questo vale per Simone e Andrea che stavano gettando le reti in mare, ma vale pure per l’altra coppia di fratelli Giacomo e Giovanni, i quali, chiamati da Gesù, lasciano la barca, cioè il lavoro e anche il padre. Alla chiamata di Gesù questi uomini lasciano lavoro e famiglia.
Questo abbandono improvviso e totale deve farci riflettere. È ammissibile che alcuni lascino improvvisamente i loro impegni professionali e affettivi, per seguire un uomo che li chiama? Se oggi qualcuno ci proponesse di lasciare il nostro ruolo di operai, di insegnanti, di imprenditori, o addirittura ci chiedesse di lasciare la nostra famiglia, ci comporteremmo correttamente aderendo subito alla sua proposta?
Il Vangelo, e la Bibbia in genere, non vanno letti in chiave storica o psicologica; certamente si fondano anche su fatti storici, ma questi libri non sono tanto interessati alla veridicità storica quanto piuttosto a trasmettere valori e messaggi.
Questi uomini avranno sicuramente avuto vari incontri con Gesù. Avranno avuto modo di conoscere le sue idee, i suoi progetti, ne avranno intuito l’onestà e l’acutezza, si saranno innamorati dei messaggi che Gesù andava annunciando. Così ad un certo momento avranno scoperto che il lavoro non era tutto e che neppure la famiglia poteva rispondere alle esigenze profonde dell’animo umano.
Essi percepiscono lo schiudersi di un modo nuovo di pensare la vita, non un modo contro il lavoro o contro la famiglia. Lavoro e famiglia possono essere vissuti come idoli a cui tutto si sacrifica o possono essere due importanti esperienze chiamate a umanizzare se vissute in maniera aperta. Un lavoro svolto come fine a se stesso intristisce, una famiglia vissuta in maniera chiusa si raffredda, se queste due esperienze si aprono ai problemi e alle speranze dell’umanità acquistano senso e danno senso: sapranno dare calore alle persone e saranno fonte di ardore e di fervore di tutti i rapporti umani. Non lasciano il lavoro e la famiglia, ma lasciano il modo vecchio di viverli, per camminare verso una nuova mentalità.
“Vi farò pescatori di uomini”.
Questa espressione mi ha sempre solleticato. Perché Gesù non dice vi farò pescatori di cristiani o di religiosi, ma di uomini? Ricordo che in uno degli ultimi articoli Ernesto Balducci rilevava che Gesù non si era mai chiamato “figlio di Dio”, ma “figlio dell’uomo”. Questa espressione può avere molte risonanze o prospettive, ma l’idea di fondo di tutto il Vangelo è che Gesù è venuto non perché gli uomini diventino cristiani, ma perché diventino uomini. E diventare uomini vuol dire soprattutto essere persone che pensano, persone che sanno sognare, persone che sanno sviluppare le proprie capacità affettive, intellettuali, uomini e donne che sanno gustare la vita perché non sono chiusi in se stessi, ma aperti a ospitare le sofferenze e le speranze dell’umanità.
Due piccoli impegni
- Riconoscere che Gesù non chiede che si abbandonino il lavoro e la famiglia, ma che essi non siano idoli, bensì luoghi di crescita e di apertura.
Saper cogliere che il centro del messaggio evangelico non è la religione ma l’umanizzazione.