Epifania del Signore – 6 gennaio 2021
I “lontani”
Nato Gesù a Gerusalemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: “A Gerusalemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, e quando l‘avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
Udito il re, essi patirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
(Mt 2,1-12)
- “Alcuni Magi vennero da oriente …”
I magi rappresentano i lontani. Non da ora Chiesa e comunità cristiane affrontano il problema dei cosiddetti “lontani”. Già don Mazzolari, negli anni trenta, aveva sollevato la questione, ma significativamente parlava di “allontanati”, più che di “lontani”.
La parola “lontani” è certamente ambigua, e può suonare addirittura offensiva. Colui che noi riteniamo lontano, può a sua volta reputarsi nella verità. E poi, chi è lontano dalla Chiesa deve essere considerato lontano anche da Dio e dal Regno? Non ci possono essere “vicini” alla Chiesa che in realtà sono “lontani” dal Vangelo? La stessa situazione sperimenta Gesù, e i Vangeli la denunciano con polemica crudezza: “Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava sul luogo in cui doveva nascere il Cristo”. In realtà, quelli sanno bene dove, secondo le Scritture, il Messia è nato, a Betlemme, ma non si muovono, non lo accolgono. Anzi si sente già il rumore dei bastoni e delle spade che faranno da triste e drammatico scenario all’uccisione di Gesù. I “vicini” lo rifiutano, mentre i “lontani”, come i Magi, lo cercano, lo accolgono. Dunque: chi sono i veri “vicini” a Gesù e chi sono i veri “lontani”? L’interrogativo non ha una facile risposta, e rimane aperto, anche oggi. Facciamoci almeno cogliere dal dubbio che i “vicini”, quelli che frequentano, quelli che fanno parte dei gruppi ecclesiali, le guide pastorali stesse, non sempre pensino e pratichino secondo il Vangelo. A volte coltivano mentalità e criteri di vita tanto chiusi da non avere niente a che fare con Gesù. Sono lontanissimi. Appena un esempio. Interroghiamo i praticanti alla Messa domenicale sul problema della pena di morte: riscontreremo nella maggioranza una accanita adesione a questa crudele pratica. Al contrario, molti gruppi non Cattolici e diversi partiti non di ispirazione cristiana si impegnano nella lotta per la costruzione di una nuova mentalità di vita, benevola anche verso chi ha sbagliato.
Chi sono allora i “vicini” a Gesù, e chi sono i “lontani? La domanda potremmo farcela anche a proposito di molti altri temi: l’economia di mercato, la pace, la questione femminile, il problema degli immigrati.
Il cristianesimo è più grande della Chiesa: questa è una verità da riconsiderare e che ci dà speranza. Non si può misurare l’appartenenza a Gesù dall’appartenenza alla Chiesa. Vi può essere un’adesione al pensiero di Gesù, al suo stile di vita, anche oltre la Chiesa: a volte, gli “esterni” alla Chiesa riescono a interpretare il pensiero di Gesù con profondità e lucidità sconcertanti. I “vicini” dovrebbero sì andare ai “lontani”, ma non per convertirli, bensì per convertirsi.
- “Erode si fece dire da loro (magi) con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella…”.
Erode vuol sopprimere Gesù, il progetto di Dio. Erode non riesce a bloccare la verità, il suo procedere. Erode è un personaggio storico, la cui esistenza e crudeltà incrociano l’infanzia di Gesù, ma la sua figura può essere letta soprattutto in chiave simbolica. Egli ci ricorda il faraone d’Egitto, che voleva dominare e contenere la crescita del popolo ebraico: invece gli sfugge proprio Mosè, quel Mosè che diventerà suo antagonista, il liberatore del popolo d’Israele. Anche Erode voleva sopprimere Gesù, che riesce invece a sfuggirgli, e diventerà l’antagonista di ogni potere assoluto e di ogni oppressore.
Nella lotta tra Erode e Dio la vittoria sarà della giustizia. I Golia della storia vengono sorprendentemente sconfitti da piccoli e inermi Davide. Questa puntualizzazione di Matteo ci guida a due riflessioni.
La prima: non ci si deve mai perdere di coraggio di fronte agli oppressori, di cui la storia traboccherà sempre. Sembrano invincibili e intramontabili: invece hanno piedi di argilla. Chi pensava che finissero in quel misero modo Hitler, Mussolini, Stalin? Chi poteva supporre che il comunismo reale si sciogliesse con tanta velocità, quando sembrava ancora solido e potente? Ciò che importa è lavorare per la giustizia e la dignità delle persone. Questo contribuisce a far crescere il Regno di Dio.
La seconda riflessione: la stabilità di un regime non si fonda sulle armi o sulla uniformità delle idee, ma si radica invece nel rispetto delle persone, nel proseguire la giustizia, nel difendere i diritti dei poveri e degli ultimi. Se calpesta questi diritti, prima o poi quel regime crollerà. Dio è dalla parte dei deboli e degli impotenti. Chi non li rispetta si mette contro Dio. Solo chi li ama e li difende può dirsi credente.
Due piccoli impegni
- Rendersi conto che non sempre i lontani dalla chiesa sono lontani da Dio e dal Regno.
Andare dai lontani più che per convertirli per convertirsi.