XI Domenica del T.O.
Una nuova visione di Dio
Gesù diceva alla folla: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura.”
Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”.
(Mc. 4,26-34)
Riflettendo su questa parabola del “seme” sento affiorare in me alcune domande.
La prima: “Questo nostro mondo è guidato da Dio? Le sofferenze e le ingiustizie sembrano negarlo”.
La seconda riguarda i figli, i giovani: “Perché in loro il seme seminato senza risparmio dalle famiglie e dalle comunità sembra spegnersi e morire?”
La terza: “Oggi il seme del Regno sta crescendo? Non sta allargandosi in molti la sensazione di un tracollo?”
Sostiamo insieme su queste domande.
- “Come un uomo getta il seme sul terreno”.
Vi è simboleggiato Dio che ha creato il mondo. L’universo è come un seme che proviene da Dio. Ma gettando questo seme Dio vuole che cresca e germogli non mediante il suo intervento, ma attraverso la creatività e la responsabilità dell’uomo.
Fino a qualche tempo fa (molti lo pensano ancora oggi) si riteneva che Dio “abitasse” nel cielo e che di volta in volta intervenisse per la soluzione di qualche problema o per sanare qualche ferita umana. E interveniva perché mosso da preghiere o da riti, oppure per propria libera scelta (da alcuni detta “capriccio”). Questo interventismo di Dio ha creato e crea dei problemi: “Perché Dio agisce in alcuni casi e in altri no?” Appare la sua un’azione diseguale e immotivata. Molti hanno perso la fede o la mettono in discussione proprio per questa disparità del comportamento divino.
Non si intende negare la presenza di Dio nella storia e nel mondo, ma approdare ad un modo altro di pensare questa presenza. Dio ha creato il mondo e lo ha fatto per amore, esclusivamente per amore, non può abbandonarlo perché lo ama. Egli è dentro il mondo è sempre in atto: lo sostiene, lo promuove, lo avvolge, lo sollecita.
Ma tocca all’uomo cogliere le sue sollecitazioni per farlo fiorire! Dio non interviene ma sprona l’uomo, gli uomini e le donne ad agire.
Dio ha creato il mondo con la sua autonomia e la sua libertà e non vuole, proprio perché lo ama, ledere questa autonomia. Per questo si comincia a parlare di una fede non religiosa, perché sì Dio è presente nella storia, e dal di dentro manda i suoi messaggi, ma l’accoglierli e il comprenderli dipende dalla nostra disponibilità. Questo è il senso dell’espressione di Bonhoeffer: “Vivere davanti a Dio senza Dio”. I profeti, passati e presenti, non hanno avuto particolari privilegi, ma sono persone che attraverso il silenzio e la preghiera, hanno percepito la voce sotterranea e nascosta di Dio e hanno tentato di viverla e di svelarla. La religione vera non è quella che pretende di conoscere Dio, ma che si mette in ascolto delle suggestioni e degli appelli che Dio semina, chiamati oggi segni dei tempi.
Si tratta di una nuova visione del mondo e di Dio. Noi cristiani siamo invitati a scoprirla e abbracciarla per essere veri testimoni di quel Dio che parla in tutti i popoli e in tutte le culture. Dio non può essere confinato dentro ad un solo popolo e ad una sola religione. Solo chi è in ascolto e ha un cuore libero ne percepisce la voce e diventa un profeta.
- “Perché sembra dilagare la crisi di fede nei figli e nei giovani?”
Questa domanda spunta dalla sofferenza dei genitori e della comunità. Quanti semi ha cercato di seminare la famiglia! Quante energie sono state spese per immettere la fede nei ragazzi! Perché questo deserto?
Sento spesso genitori delusi dire: “Ho cercato di insegnare la fede ai miei figli, di trasmettere delle cose buone, ma non mi hanno seguito. Dove ho sbagliato?”. Prima di tutto non sappiamo niente di ciò che accade nell’intimo di una persona. Ma non potrebbe essere che essi hanno abbandonato una fede spenta? Non è che forse, anche come Chiesa, abbiamo insegnato delle regole, pur valide, ma non abbiamo trasmesso la passione per la verità e per l’uomo?
Non potrebbe essere che rifiutino questo tipo di fede e siano alla ricerca di una fede più autentica? Non potrebbe essere questa diserzione un appello a tutti noi per verificare la qualità della nostra fede? Senza voler misconoscere in questo abbandono il disimpegno e la pigrizia spirituale, non potrebbe essere l’occasione di una verifica di come viviamo la fede?
Le catechiste e gli animatori possono improvvisarsi veri seminatori se non lo fanno con passione e con il desiderio di essere in continua ricerca del pensiero di Dio?
Dovremmo sulla scia di Gesù non cercare proseliti, ma discepoli e il discepolo è uno che ha scoperto Gesù e il suo messaggio liberante e lo ha scoperto attraverso un testimone appassionato.
- “Dorma o vegli, il seme germoglia e cresce”.
Questa sottolineatura è solo di Marco. Forse egli vuol incoraggiare i cristiani a non arrendersi di fronte alle opposizioni del mondo giudaico e greco romano, perché il Regno di Dio ha comunque in sé una potenza misteriosa, irresistibile che nessuno può bloccare. La parola Regno nella Bibbia indica la giustizia, la fraternità, la libertà, la pace. Tutti questi valori, che noi vegliamo o che dormiamo, crescono e maturano.
Siamo veramente persuasi che questi valori (Regno), stanno germogliando anche oggi nella storia? Non pochi guardano con pessimismo l’attuale situazione sociale e religiosa e vi vedono innegabili e inquietanti segni di individualismo! Forse però ci chiudiamo nel nostro piccolo orto e non osserviamo ciò che spunta al di fuori di esso. Può darsi, inoltre, che ciò che sembra fine, disfacimento, crollo, sia invece inizio e crescita di un mondo nuovo.
Il profetico Ernesto Balducci affermava: “Deve morire questo modo di vivere il cristianesimo perché cresca il regno di Dio”.
Due piccoli impegni
- Dio è presente nel mondo, ma rispetta la sua autonomia.
- Il Regno di Dio cresce su strade inedite.